L'uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi - Famiglia Ericaceae) detiene lo scettro del più utile rimedio naturale contro la cistite e le infezioni urinarie in genere. La droga è costituita dalle foglie raccolte prima della fioritura, quindi utilizzate fresche o più comunemente essiccate. L'uva ursina è diffusa nel nord Europa, Asia e nord America; cresce bene anche nell'Italia del Nord e del Centro, in prevalenza sulle Alpi e sugli Appennini. Si presenta come un piccolo arbusto sempreverde a rami striscianti, con foglie coriacee di color verde scuro; i frutti sono bacche globose, rosse, contenenti una polpa acida e farinosa non commestibile.
I principali componenti dell'uva ursina - foglie sono i glucosidi fenolici (5-15%), rappresentati per il 6-10% da arbutina e metilarbutina, i cui agliconi (parte non zuccherina) sono costituiti da molecole di idrochinone e metilidrochinone. A livello intestinale l'arbutina viene appunto idrolizzata ad idrochinone e glucosio; dopo l'assorbimento, l'idrochinone è coniugato prevalentemente a livello epatico, quindi liberato nelle urine come glucuronide e solfato. I batteri presenti nella vescica hanno la capacità di deconiugare l'idrochinone dal glucuronide; il principio attivo può quindi svolgere la sua azione antimicrobica, che in vitro si è rivelata utile contro numerosi ceppi batterici comunemente responsabili di infezioni del tratto urogenitale. Altri componenti del fitocomplesso, come tannini e metaboliti del piceoside, espletano un'azione sinergica con l'arbutina.
Si è postulato su come parte dell'arbutina venga assorbita immodificata a livello intestinale e che il suo legame glucosidico venga poi scisso direttamente a livello vescicale con liberazione di idrochinone; tale idrolisi avverrebbe spontaneamente (senza l'intervento dei batteri) in ambiente basico, da cui la necessità di alcalinizzare le urine tramite assunzione di bicarbonato di sodio (6-8 g/die). Tuttavia esistono evidenze sperimentali sull'inutilità di tale pratica (oltretutto, in generale, per combattere la cistite si consiglia di acidificare le urine), anche considerando che gli idrochinoni contenuti nell'uva ursina esercitano al meglio i loro effetti antisettici ad un pH urinario acido.
Come del resto un po' tutti gli integratori, non risultano in letteratura studi clinici randomizzati e a doppio cieco, a sostegno dell'attività antisettica urinaria dell'uva ursina. Vi sono invece evidenze cliniche sulla sua efficacia preventiva, oltre al sostegno dato dalle immancabili costatazioni empiriche e da una storia millenaria di utilizzo popolare.
Il nome uva ursina deriva dal latino uva ursi, poiché gli orsi sono ghiotti dei suoi frutti.
Uva ursina: modo d'uso
Le preparazioni più comunemente consigliate sono l'infuso, il decotto o il macerato freddo (3 grammi di droga secca in 150 ml di acqua), da somministrare 4 volte al giorno; l'assunzione di liquidi e l'attività diuretica che ne consegue espletano un'azione dilavante sulle vie urinarie, potenziando l'attività antimicrobica dell'arbutina (anche se potrebbero diluirne eccessivamente il principio attivo idrochinone).
Sicuramente più semplice è l'assunzione di capsule o compresse contenenti estratti standardizzati in arbutina, molto diffuse in commercio e da assumere secondo le indicazioni del produttore (generalmente si consiglia l'assunzione quotidiana di un quantitativo tale da apportare 400-800 mg di derivati idrochinonici). In entrambi i casi se ne consiglia l'assunzione lontano dai pasti.
Spesso nei preparati fitoterapici, l'uva ursina si trova associata ad altri rimedi naturali potenzialmente utili in presenza di infezioni delle vie urinarie, come il mirtillo rosso (Frutti e succo), droghe diuretiche (tarassaco, gramigna, equiseto, verga d'oro ecc.), droghe ad azione antispasmodica e antiflogistica (camomilla), mirtillo nero (foglie) ed altre Ericaceae.
Effetti collaterali e controindicazioni
L'uva ursina è controindicata in condizioni fisiologiche come gravidanza e allattamento, ed in condizioni patologiche come insufficienza renale e allergia all'acido acetilsalicilico. Se ne sconsiglia l'uso al di sotto dei 12 anni.
L'assunzione di uva ursina non dovrebbe protrarsi oltre la settimana (o per più di cinque volte all'anno) senza consultare il medico. Leggere le avvertenze riportate in etichetta e non superare le dosi d'assunzione specificate dal produttore.
L'uva ursina tende a conferire all'urina una colorazione marrone, che si scurisce all'aria.
I tannini, che nelle foglie di uva ursina raggiungono concentrazioni importanti (6-7%) ma comunque inferiori a quelle di altre ericaceae, hanno un'azione irritante sulla mucosa gastrica; anche per questo motivo si sconsiglia l'uso prolungato (l'uva ursina può provocare nausea e vomito); questo effetto collaterale si può comunque mitigare aggiungendo un pizzico di foglie di menta piperita all'infuso di uva ursina.
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