L'ipertrofia «naturale» non fa più paura

La diagnosi precoce rende sempre più rari gli interventi di disostruzione della ghiandola ingrossata

Secondo stime recenti, su mille uomini visitati per un controllo annuale in Italia 76 presentano patologie dell’apparato genito-urinario. Oltre alle 40 mila nuove diagnosi di carcinoma della prostata, a disturbare la salute della ghiandola maschile intervengono ipertrofia prostatica benigna (Ipb, disturbo conosciuto anche come adenoma prostatico) e prostatiti.

Se l’ingrossamento della prostata è para-fisiologico dopo i 40 anni (ovvero può interessare potenzialmente tutti gli oltre 14 milioni di uomini

Gli Omega-3 frenano il tumore alla prostata


Rapporto fra olio di pesce (omega 3) e tumore alla prostata

Gli Omega-3 frenano il tumore alla prostata

La rivista Clinical Cancer Research sul numero in uscita il 1 agosto 2006 pubblica i risultati di uno studio di alcuni ricercatori dell’Università di California in Los Angeles (UCLA) sulla correlazione tra gli acidi grassi omega-3 e la progressione del tumore alla prostata.


La figura rappresenta un tumore alla prostata
In particolare i ricercatori dimostrano che un’alimentazione contraddistinta da unrapporto omega-3/omega-6 elevato è in grado di ridurre il tasso di crescita del tumore alla prostata e i rispettivi livelli della proteina antigenica, nota come marker PSA. Questi risultati si riferiscono ad uno studio su un modello animale condotto su ratti affetti da tumore alla prostata relativo a squilibrio ormonale.
Gli acidi grassi omega-3 constano principalmente di eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA), ossia omega-3 a lunga catena carbonica, contenuti nel grasso pesci delle acque fredde da cui si ottiene per distillazione molecolare l’olio di pesce di grado farmaceutico. Si trovano anche in alcuni rari tipi di alghe, di cui questi pesci si cibano. Gli omega-3 a corta catena ossia l’acido alfa-linolenico (ALA), il cui utilizzo dal nostro organismo è scarso, è presente prevalentemente nei semi di lino e di perrilla.
Gli acidi grassi omega-6 si trovano per lo più negli oli di origine vegetale come quelli che derivano dal mais e dal cartamo. Una buona fonte di omega-6 sono anche le carni rosse.
David Geffen alla School of Medicine Department of Urology in collaborazione con il professor William Aronson e colleghi hanno iniettato a ratti immuno-deficienti cellule di tumore alla prostata a scopo di analisi. Successivamente ad un primo gruppo di ratti è stata fatta seguire un’alimentazione caratterizzata da un 20% di grassi totale, con un rapporto omega-3/omega-6 pari a 1:1, mentre un secondo gruppo di ratti ha ricevuto lo stesso tipo di dieta supportata sempre da un 20% di grassi ma quasi esclusivamente di tipo omega-6 con un bassissimo tenore di omega-3. Settimanalmente venivano misurati il peso degli animali e la crescita del tumore alla prostata. Dopo 8 settimane di studio i ricercatori hanno esaminato lo stato dei tumori degli animali e hanno prelevato un campione di sangue per testare i livelli di PSA.
Il gruppo di ricerca ha notato che gli animali supportati da una dieta contenente quantità pari di omega-3 e omega-6 presentavano una riduzione media del 22% relativamente ai tassi di crescita delle cellule del tumore alla prostata e una diminuzione dei livelli di PSA pari al 77% rispetto agli altri ratti i cui grassi alimentari erano in prevalenza omega-6 con pochi omega-3. Atri risultati riguardano i livelli delle prostaglandine, in particolare i livelli della PGE2 (pro-infiammatoria): questi risultavano dell’83% più bassi nel tumore alla prostata dei ratti che hanno ricevuto omega-3 in quantità maggiore rispetto agli altri.
Un aumento del rapporto omega-3/omega-6 si riflette in un contenuto più alto di EPA e DHA a livello del tumore alla prostata e in una riduzione del livello di acido arachidonico. Questi acidi grassi competono a livello dell’enzima ciclo-ossigenasi (COX) per la conversione in prostaglandine.
Le prostaglandine possono essere sia anti- che pro-infiammatorie e, le ultime, possono influenzare negativamente il tasso di crescita di un tumore. In pratica la presenza di concentrazioni maggiori di EPA e DHA a livello tissutale può portare ad una maggior produzione di prostaglandine anti-infiammatorie.
Questo studio è tra i primi a dimostrare un effetto di riduzione del tumore alla prostata promuovendo una risposta infiammatoria attraverso la dieta. A questo proposito il Dott. Aronson ha così commentato:
"L'olio di mais è la base della dieta americana tipica. Consumiamo fino a 20 volte più acidi grassi omega-6 con la nostra alimentazione rispetto agli acidi grassi omega-3. I risultati di questo studio suggeriscono fortemente che un'alimentazione caratterizzata da un rapporto equilibrato tra questi due tipologie di acidi grassi (omega-6 e omega-3) può fare la differenza riguardo ad una progressione limitata del tumore alla prostata. Sono comunque necessari studi condotti sugli esseri umani prima di poter fare delle raccomandazioni cliniche vere e proprie".
"Possiamo anche utilizzare supplementi di omega-3 (che apportino EPA e DHA) ma è comunque bene ridurre la quantità di acidi grassi omega-6 nella nostra dieta come strumento di prevenzione riguardo all'incidenza dei tumori e possibilmente per limitare negli uomini la progressione del tumore alla prostata" ha aggiunto il Dott. Aronson.
Il gruppo di ricerca sta attualmente conducendo uno studio che confronterà gli effetti di una dieta a bassa percentuale di grassi supportata da omega-3 con quelli di una dieta equilibrata tipicamente occidentale su uomini le cui ghiandole prostatiche sono state rimosse causa tumore alla prostata.
Naoko Kobayashi et al. Effect of Altering Dietary Omega-6: Omega-3 Fatty Acid Ratios on Prostate Cancer Membrane Composition, Cyclooxygenase-2 and Prostaglandin E-2 Aug 1 2006; 12 (15)
Abstract dello studio in inglese -> Clicca qui Fonte della notizia: www.omegor.it



Quali tipi di Omega3 esistono in commercio?
  • quelli di qualità commerciale, il meno pregiato, non concentrato né depurato; è molto povero in acidi grassi omega 3 a catena lunga ( EPA e DHA - quelli benefici per la salute); ne contiene circa il 15%; talvolta contiene acido arachidonico
  • quelli di grado standard, il più presente sul mercato: in genere contiene fra il 30 e il 40% in omega 3 a catena lunga ( EPA e DHA ) e  anche una certa quantità di acidi grassi saturi e di inquinanti;
  • quelli di grado farmaceutico, ottenuto attraverso un processo di distillazione molecolare multipla, quindi concentrato e distillato, senza impurità e contaminazioni, senza inquinanti e senza grassi saturi, con il 60% di omega 3 a catena lunga ( EPA e DHA ) , i due omega 3 più importanti.


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