Torino, una tecnica rivovulzionaria per sconfiggere l'adenoma prostatico

Giovanni Muto, direttore dell’Urologia del San Giovanni Bosco
Il laser Thulio permette di ridurrlo ed espellerlo in modo non invasivo

Una tecnica rivoluzionaria arriva nel reparto di Urologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. La struttura, tra i primi in Europa a dotarsi di un Laser a sorgente Thulio, nel 2007, ha permesso finora al direttore Giovanni Muto di eseguire oltre 300 interventi per ridurre ed eliminare più facilmente adenomi prostatici di medie e grandi dimensioni utilizzando un approccio moderno poco invasivo attraverso la vaporizzazione - vaporesezione ed enucleazione tramite laser.


Il 25 per cento della popolazione maschile ultracinquantenne viene operata per ingrossamento prostatico, che determina sintomi ostruttivi e irritativi non più dominabili con terapie mediche. Si tratta di un aumento di volume della ghiandola, nella zona centrale della prostata a contatto con l'uretra prostatica, o nelle ghiandole periuretrali e nella zona di transizione, dovuto in realtà ad un'iperplasia della sua componente parenchimale e stromale che si moltiplica sviluppando noduli microscopici. Questi, col passare degli anni, accrescendo in numero e dimensioni, comprimono e distorcono l'uretra prostatica producendo un'ostruzione alla fuoriuscita dell'urina. Il fenomeno colpisce il 5-10% degli uomini di 40 anni di età, e fino all'80% degli uomini tra 70 e 80 anni.

«Il laser a Thulio è in grado di vaporizzare ed enucleare simultaneamente l'adenoma prostatico (caratteristica innovativa THULEP Enucleovaporizzazione Prostatica Mediante Thulio Laser) e quindi abbrevia il tempo di lavoro in particolare per gli adenomi di volume medio grande. Quindi l'adenoma ridotto del 30 per cento del suo volume dalla vaporizzazione viene sospinto in vescica ed estratto mediante un piccolo morcellatore endoscopico che sminuzza e aspira – precisa il Dottor Muto, membro della Commissione Nazionale Ricerca del Ministero della Salute - Questa metodica riduce anche al minimo il sanguinamento durante la procedura e limita i fastidi dovuti alla lunga permanenza del catetere».

La tecnica si pone in alternativa alla TURP (Resezione Prostatica TransUretrale) e all'intervento chirurgico tradizionale, notoriamente gravato da episodi emorragici intercorrenti. Il trattamento dura mediamente un’ora, a seconda del volume dell'adenoma prostatico, in anestesia periferica e il periodo di degenza è variabile da una a due notti. L'emostasi, inoltre, è talmente minuziosa che generalmente consente di evitare o ridurre il tempo di lavaggio vescicale, tipico delle tecniche chirurgiche standard, evitando disagi al paziente e riducendo così l'impegno assistenziale e infermieristico. Sono stati addirittura trattati pazienti con terapia anti-coagulante in corso, altrimenti difficilmente operabili.

Soddisfazione è stata espressa dall’assessore alla Tutela della Salute e Sanità della Regione Piemonte che ha commentato come tecnologie innovative di tale portata siano fondamentali per una degenza post operatoria notevolmente più breve e quindi, complessivamente, contribuiscano a migliorare la qualità dell’approccio terapeutico per il paziente.

fonte:http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/402769/

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